Dove ambiento la mia storia?


 Questa domanda va a braccetto con il post precedente e la risposta (con varie ed eventuali) è la stessa: in luoghi che conosci. O quantomeno che hai visitato.

C'è da dire che se tutti gli autori dovessero scrivere solo di luoghi visitati personalmente, non esisterebbero molti romanzi; tuttavia il mio consiglio spassionato è (di nuovo) documentatevi per bene. (Mi riferisco ai generi romance, thriller, chick-lit etc...)

Purtroppo, a volte, si trovano degli strafalcioni evitabili se solo l'autore si fosse documentato per bene e non si fosse impuntato a far svolgere la sua storia nel Texas (paese a caso che non conosce).

Ma perché andiamo a cercare luoghi esotici? (in gergo letterario per luogo esotico si intende accattivante). La risposta in genere è una sola: perché siamo figli della nostra storia, del nostro passato pieno di tv. La storia di una fioraia di New York risulta da subito già più interessante di una fioraia di Parma (città a caso). Quindi perché privarsi di poter far muovere i nostri personaggi nella grande mela? Non dobbiamo, infatti. A meno che la città e le usanze/abitudini americane le conosciate almeno un pochino, altrimenti rischiamo di far mangiare alla nostra protagonista fioraia cibi che di americano non hanno niente e magari di sbagliare pure orario della cena; di farla arrivare al lavoro con gli orari dei negozi italiani, raccontare le dinamiche della metro basandoci sull'esperienza fatta a Parigi; di farle indossare degli abiti che a ottobre gli americani non indossano, di farle vedere un bel tramonto all'ora sbagliata e per giunta nel posto sbagliato. Anche qui, appunto perché il lettore è un tipo sveglio e attento, troverete sempre qualcuno che nel 'vostro' posto c'è stato o, pensate un po', ci vive proprio.

Per ovviare a questi inconvenienti non resta che documentarsi per bene. In questo la rete ci aiuta molto; grazie a Google Maps possiamo passeggiare per strade senza esserci mai stati, girare intorno a un monumento, rendersi conto della vastità di un parco. Inoltre è facile reperire le temperature dei vari mesi, alcune nozioni su usanze e costumi, e perfino cosa dice la legge a proposito di alcune questioni.

Più il vostro romanzo fa perno sul luogo, più dovete essere precisi. Vi assicuro che avere un'ottima cultura di serie tv americane, non vi basterà per far immergere il lettore in quella realtà.

Inoltre domandatevi sempre se la vostra storia 'reggerebbe' anche in una capitale italiana. Se l'ambientazione non vi serve e/o non è così importante perché la protagonista potrebbe davvero viverla ovunque, non rischiate. Anche perché un bel romanzo si regge su una bella storia, su quello che avete da dire. Se invece, per far muovere i vostri beniamini, avete bisogno di quel posto preciso che guarda caso è la stazione di New York (magari c'è un elemento all'interno che è il motivo scatenante del vostro giallo) o un castello della Loira (magari siete stati attratti da una curiosità e avete deciso di partire da lì), allora non vi resta di armarvi di pazienza e studiare. In pratica si torna a scuola.

E se invece io ci sono stato? Sono salvo?

No, bisogna stare attenti anche qui, perché aver passato le ferie in quei luoghi, anche se siamo dei navigati viaggiatori, avremo di quel luogo solo lo sguardo e il punto di vista del turista, che non è lo sguardo e il punto di vista di chi ci vive. Vi assicuro che si capisce subito quando un autore si è documentato e/o ci ha vissuto o se ci ha trascorso solo una settimana in ferie. Il rischio di cadere nella trappola in cui la protagonista si chiama Charlotte che tutte le mattine prende la Metrò dopo essere passata da una boulangerie a comprare tre macarons e una baguette per girare a destra verso il Louvre sistemandosi il basco sulle ventitré rimanendo folgorata alla vista della Tour Eiffel (tutto volutamente senza virgole) è molto forte. A Parigi non tutte si chiamano Charlotte, alcuni nemmeno la prendono la metro e non comprano baguette e macarons e se possono evitano la calca dei turisti del Louvre e di certo non fissano la torre Eiffel in preda alla sindrome di Stendhal. Una parigina manco la vede più la torre Eiffel. Questo per farvi un esempio. Quindi valutate bene. 

La mia esperienza: io preferisco ambientare le mie storie in luoghi che conosco o quanto meno ho visitato. Come viaggiatrice, da sempre preferisco immergermi 'totalmente' nei luoghi che visito quindi affitto una casa. So la differenza tra una presa di corrente statunitense e una italiana, banalmente come funziona una lavanderia a gettoni, a che ora chiudono i supermercati e cosa posso trovarci, come funziona un ufficio postale, se ci sono regole per l'orario in cui tosare il prato, cosa mi chiede un agente di polizia se mi dovesse fermare per strada, cosa fare se trovo un cerbiatto in mezzo alla carreggiata. Questo perché (per quanto riguarda gli Stati Uniti) non solo ci ho 'vissuto' due mesi, ma una volta finito il romanzo ambientato nel Maine (Io ti salverò) ho consegnato la prima bozza a una collaboratrice che vive laggiù, pregandola di scovare usi e abitudini che avevo erroneamente attribuito alla protagonista. La verità? Nonostante tutto avevo peccato di superficialità, avevo descritto alcune inesattezze. Cose viste in tv che mi avevano in qualche modo contaminato. Avrei potuto fare a meno della sua consulenza? Certo che sì, il mio libro non è tradotto e il mio pubblico è tutto italiano, nessuno avrebbe notato alcunché. Ma io lo sapevo. E saperlo e non fare niente mi metteva a disagio di fronte al mio pubblico. La cura per il vostro romanzo e la vostra storia non è mai tempo perso, parola di Simona. P.s. Siate impavidi, ma cercate anche di essere credibili.


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