LA FESTA
LA FESTA Un paio di scarpe logore; dalla mia postazione è questa la prima cosa che vedo. Poi arriva tutto il resto: dei pantaloni scuri, una camicia a quadri rossi e blu. Infine delle dita che stringono una borsa della spesa. Mi alzo in piedi e sorrido a labbra serrate in un muto buongiorno. L’uomo, però, non bada a me e si china ad accarezzare la foto. Gesti lenti e circolari, quasi la volesse lucidare. Sul marmo usurato dal tempo, delle lettere bronzate compongono un cognome moderno e un nome antico. Mi soffermo sull’anno di nascita: è il mio. Poi scorro su quello di morte e vengo scossa da un brivido; aveva appena vent’anni. Oggi ne avrebbe compiuti quaranta. Distolgo gli occhi sentendomi un avvoltoio, mentre un disagio strisciante si insinua in me come il vento tra le fronde di questi cipressi. Prendo l’acqua e finisco di rabboccare il vaso mentre l’uomo estrae dalla borsa un pacchetto. Un adesivo dorato luccica al sole come una medaglia. Non so se il suo sia un ritua